Al giorno d’oggi l’ecosistema, nelle sue componenti biotiche (flora e fauna), riveste un ruolo di vitale importanza sul piano ecologico, sociale, economico, scientifico, educativo, culturale e ricreativo.

In un contesto in perenne evoluzione, in cui l’interazione uomo-ambiente ed in particolare l’interazione con la fauna selvatica, risulta in continuo movimento, un ruolo fondamentale è rappresentato dalla sorveglianza passiva della fauna.

Essa consiste in tecniche di monitoraggio che permettono di osservare gli animali senza interferire con il loro comportamento naturale. Questa tecnica viene utilizzata per studiare la fauna selvatica in modo non invasivo, per esempio per raccogliere informazioni sulle abitudini alimentari, sui movimenti e sulle interazioni sociali degli animali.

Nell’ultimo periodo il ruolo della sorveglianza passiva è divenuto di crescente importanza nella gestione del cinghiale (Sus scrofa L.), per il suo impatto diretto con le attività antropiche, come nel caso della PSA (Peste suina africana).

Sorveglianza passiva della fauna selvatica

Sempre più spesso oggi, dall’interazione della fauna selvatica con l’ambiente circostante, ed in particolare con l’uomo, scaturisce la necessità di una “sorveglianza”; ad esempio, ogni qualvolta vi siano interazioni animale-uomo, che possano rappresentare una minaccia da un punto di vista della sicurezza. Basti pensare all’interazione della popolazione residente nell’arco alpino con l’Orso grigio (Ursus arctos L.).

Sorveglianza che può rendersi necessaria altresì, quando vi siano problematiche generate dalle specie animali, ad esempio nel caso del cinghiale (Sus scrofa L.) con le coltivazioni agricole, o con le attività antropiche, come nel caso della PSA (Peste suina africana).

La sorveglianza passiva della fauna, effettuata con tecniche di monitoraggio all’avanguardia, permette di conoscere a fondo aspetti biologici ed etologici delle specie animali, indispensabili per una corretta gestione, in particolare per prevenire e/o controllare eventuali problematiche.

Sorveglianza passiva della fauna selvatica

Perché sorvegliare la fauna selvatica?

Compresa la natura della sorveglianza passiva, scopriamo quali sono le motivazione per le quali è importante sorvegliare la fauna selvatica:

  • accertare la presenza di specie elusive, in aree dove non sono applicabili altri metodi di studio naturalistici (es. aree con scarso innevamento);
  • stimare il rapporto tra i sessi e la struttura sociale di alcune specie;
  • valutare l’efficacia di corridoi faunistici e di mezzi per la prevenzione dei danni;
  • verificare l’uso e l’orario di frequentazione di mangiatoie, abbeveratoi, ricoveri e tane;
  • verificare la concorrenza con altre specie in punti di alimentazione e/o ricovero;
  • ottenere stime numeriche di popolazione, tramite il metodo “cattura e ricattura” non invasivo (quando è possibile operare un riconoscimento individuale dei soggetti).

Sorvegliare la fauna selvatica è molto importante anche per garantire la sicurezza alimentare per l’uomo oltre che per valutare il coinvolgimento dei selvatici nella trasmissione di malattie alle persone o agli animali domestici.

Che telecamere usare per la sorveglianza passiva?

La trappola fotografica o “fototrappola” ha rappresentato una grossa evoluzione nel campo della sorveglianza passiva.

Il funzionamento della trappola fotografica si basa su un sensore che, rilevando il passaggio dell’animale, fa scattare la fotocamera. Attualmente sono utilizzati fondamentalmente sensori elettronici, di due tipi: attivi e passivi.

I primi basano il loro funzionamento su un raggio di luce infrarossa emessa da un trasmettitore e rilevata da un ricevitore. Quando il raggio luminoso (invisibile) viene interrotto dal passaggio di un qualsiasi corpo, il ricevitore lo avverte e comanda lo scatto della fotocamera. In campo fotografico vengono utilizzati, per queste due caratteristiche, per fotografare animali molto veloci: dal martin pescatore (Alcedo atthis L. 1758) nell’attimo del tuffo per predare il pesce, all’allocco (Strix aluco L. 1758) in entrata nel nido ecc.

I sensori passivi, o “P.I.R.”, di più recente introduzione, basano il loro funzionamento sul rilevamento termico dello spazio inquadrato, utilizzando un sensore sensibile ai raggi infrarossi: appena viene rilevata una differenza di temperatura nello spazio inquadrato, che può essere ad esempio un corpo caldo che attraversa l’inquadratura, si attiva lo scatto. Questa tipologia di attrezzatura risulta particolarmente idonea per la sorveglianza passiva.

Conclusioni

Le tecniche di monitoraggio che permettono di osservare gli animali senza interferire con il loro comportamento si sono molto evolute negli ultimi anni grazie soprattutto allo sviluppo di trappole fotografiche molto efficaci.

Il ruolo della sorveglianza passiva è quindi divenuto cruciale per gestire efficacemente diverse situazioni, così come abbiamo visto in precedenza, ed è finalizzata sia alla raccolta d’informazioni utili per la ricerca scientifica, sia alla gestione delle specie e del rapporto uomo-animale.

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