La peste suina africana (PSA) è una malattia altamente infettiva e diffusiva sostenuta da un virus della famiglia Asfaviridae, genere Asfivirus.

Questa infezione virale, scoperta per la prima volta in Africa nel 1921, colpisce i suini, sia selvatici che domestici, causandone frequentemente il decesso.

Non essendo disponibile una profilassi vaccinale efficace contro la PSA, ed essendo il virus mortale in circa 5-10 giorni dal contagio nella maggior parte degli animali infetti, risulta fondamentale una sua precoce diagnosi. Per questo nei suini domestici, se sottoposti ad una frequente sorveglianza, può essere riconosciuta osservando i sintomi che vedremo di seguito.

Nel cinghiale diagnosticare la PSA non è semplice, infatti, spesso l’identificazione del virus avviene solo grazie a esami di laboratorio avanzati condotti sulla carcassa.

Cosa è la peste suina e come riconoscerla?

Come si diffonde la peste suina?

La peste suina è una malattia altamente infettiva e la sua diffusione, generalmente, è dovuta al contatto diretto con animali infetti. Considerando la mancanza di un vaccino, la PSA può avere un effetto devastante per gli allevamenti di suini.

Il contatto tra cinghiali infetti e suini allevati allo stato semibrado, come la Cinta Senese, è una delle forme di contagio più frequenti tra animali selvatici e domestici.

All’atto pratico il contagio può avvenire mediante le seguenti due forme:

  • diretta: per via oro-nasale, in seguito al contatto tra suini domestici e/o cinghiali infetti che eliminano il virus tramite saliva, urine e feci;
  • indiretta: mediante l’ingestione di carni suine, resti di carcasse o altri prodotti di origine animale contenenti il virus.

Modalità di trasmissione meno frequenti sono il contatto con qualsiasi oggetto contaminato dal virus, come abbigliamento, veicoli e altre attrezzature; oppure i morsi di zecche infette.

La circolazione di animali infetti, i prodotti a base di carne di maiale contaminata e lo smaltimento illegale di carcasse sono le modalità più rilevanti di diffusione della malattia.

Il virus si diffonde molto anche perché è dotato di una buona resistenza in ambiente esterno. Infatti, può rimanere vitale fino ad oltre 3 mesi, sia alle alte, che alle basse temperature.

Quali sono i sintomi della peste suina

La sintomatologia dell’infezione da PSA è variabile e legata alla patogenicità dei diversi ceppi virali. I sintomi più frequenti negli animali colpiti dal virus sono:

  • febbre molto elevata
  • perdita di appetito
  • debolezza del treno posteriore con movimenti incoordinati
  • difficoltà respiratorie e secrezione oculo-nasale
  • costipazione
  • aborti spontanei
  • emorragie interne
  • emorragie cutanee evidenti su orecchie, fianchi ed estremità

La sindrome emorragica può essere particolarmente evidente negli organi interni: milza ingrossata, linfonodi ingrossati con aspetto simile a grumi di sangue, petecchie emorragiche a carico di organi e apparati.

Come prevenire la peste suina

Prevenire la PSA è molto complicato perché ad oggi non esistono vaccini, cure o trattamenti. Per questo, è molto importante attenersi in modo preciso ai consigli che sono stati disposti dalle istituzioni, ovvero:

  • non portare in Italia dalle zone infette (del nostro o di altri Paesi dell’Unione Europea o Paesi Terzi) prodotti a base di carne suina o di cinghiale;
  • smaltire i rifiuti alimentari, di qualunque tipologia, in contenitori idonei e chiusi e non somministrarli per nessuna ragione ai suini domestici o ai cinghiali;
  • non lasciare rifiuti alimentari in aree accessibili ai cinghiali;
  • informare tempestivamente i servizi veterinari del ritrovamento di una carcassa di cinghiale.

Inoltre, per i cacciatori è fortemente consigliato pulire e disinfettare le attrezzature, i vestiti, i veicoli e i trofei prima di lasciare l’area di caccia; eviscerare i cinghiali abbattuti solo nelle strutture designate ed evitare i contatti con maiali domestici dopo aver cacciato.

Conclusioni e consigli

In considerazione delle peculiarità di questa grave e storica malattia virale, risulta particolarmente importante il ruolo del cacciatore come figura in prima linea nell’identificazione del virus in cinghiali abbattuti o rinvenuti morti durante l’attività venatoria.

Una pronta comunicazione di avvenuto rinvenimento di animali sospetti infetti e il rispetto della profilassi precedentemente esposta, risulta di fondamentale importanza nel prevenire l’incontrollata diffusione della PSA.

Il ruolo del cacciatore, in quanto persona formata e continuamente presente sul territorio, è strategico nel gestire gli aspetti sanitari legati alla fauna selvatica, soprattutto in situazioni complicate come quella attuale.

Riferimenti ufficiali:

Ministero della Salute – FAQ PSA

EFSA

Istituto Zooprofilattico del Lazio e della Toscana

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