Quando sentite parlare di specie aliene è bene sapere che non si intende fauna proveniente da un altro pianeta o sistema stellare, ma riguarda più semplicemente tutti gli animali che per una ragione o per l’altra si sono ritrovati in un ambiente o areale diverso (ma comunque spesso similare o ideale per adattarsi) rispetto a quello di origine. E quindi definibili anche alloctoni.

Che sia dovuto a ragioni accidentali o volontarie, la causa è quasi sempre una: l’uomo. Storicamente infatti l’azione antropica è sempre stata protagonista di questi inserimenti o invasioni di fauna, senza dimenticare che tali fatti hanno coinvolto anche piante e specie arboree. Pensate solo ad alimenti comuni nel nostro paese come pomodori o patate: entrambi sono originari del continente americano e sono stati portati in Europa in seguito alla scoperta del Nuovo Mondo.

Animali e piante portati fuori dal proprio ambiente originario possono però creare dei problemi rilevanti ai nuovi ecosistemi in cui vengono introdotti, in alcuni casi persino devastanti. Non tutte le specie alloctone diventano o sono invasive, dipende dalla loro capacità di adattamento e dalla conseguente capacità di diffusione (a scapito della fauna e flora indigena). Ogni anno sono diverse decine quelle che “approdano nel nostro territorio” e fortunatamente è solo una minima percentuale a risultare dannosa ed eventualmente meritevole di azioni quali contenimento o eradicazione ove possibile.

Lasciando da parte piante, alberi e fiori, vediamo come hanno avuto origine (e potranno avere in futuro) i danni della fauna aliena in Italia (tale e quale avviene nel resto del mondo), che sono generalmente di ordine ecologico, economico e sanitario. Non solo infatti risulta pericolosa per i nuovi ecosistemi, con possibile gravi squilibri per fauna autoctona o flora, ma è capace di intaccare anche la salute degli altri essere viventi, uomo compreso, portando nuovi batteri o virus, e di intaccare le attività produttive agricole, pastorizie o addirittura in taluni casi le infrastrutture.

Quando l’invasione aliena diventa dannosa

L’invasione con relativa dannosità per la biodiversità da parte degli animali si concretizza dapprima a livello biologico e in seguito afferendo ai piani economico e sanitario. L’impatto dei danni della fauna aliena in Italia e la loro efficacia sotto questi molteplici livelli diventano reali in specifiche situazioni di vantaggio per tali specie, spesso combinate tra loro:

  • Ambiente privo di predatori
  • Territorio privo di rivali o in cui la fauna locale è più debole di quella alloctona
  • Habitat e contesto climatico favorevole alla proliferazione (facilità di nutrirsi)

Purtroppo le specie alloctone capaci di invadere e creare danni sono spesso anche quelle biologicamente più forti e resistenti, e quindi capaci di dominare il nuovo ambiente senza doversi preoccupare dei nativi.

La celebre zanzara tigre che infesta le nostre notti estive ad esempio è giunta in Europa dall’Asia e con le sue fastidiose punture può causare reazioni ben più forti delle più piccole zanzare nostrane: giova degli stessi ambienti umidi delle seconde, ma la forza e stazza maggiore le permette di prevaricarle. Inoltre è tra i responsabili della trasmissione del virus zika. Un altro esempio attuale relativo al mondo degli insetti riguarda la vespa velutina o calabrone asiatico, proveniente anch’essa dall’Asia, che rappresenta un pericolo davvero importante per le api nostrane e le apicolture (oltre che per l’uomo in caso di puntura).

Quali sono i danni della fauna aliena in Italia?

La fauna aliena nella storia: dall’antica Roma ai nostri giorni

L’introduzione o il “trasloco” di specie potenzialmente dannose per la biodiversità di uno specifico territorio non è una problematica nuova, anche se solo negli ultimi anni sta assurgendo in tutta la complessità e gravità. L’uomo infatti, come documentato fin dall’antica Roma, ha sempre cercato di portare volontariamente animali che potremmo definire esotici per ragioni alimentari (allo scopo dunque di allevarli o favorirne la diffusione libera in natura) o di divertimento (caccia o compagnia). Purtroppo questi spostamenti avvenivano anche in maniera del tutto casuale e, seppur voluti, non tenevano conto dei possibili danni che avrebbero generato.

Ricercando negli archivi storici si può arrivare a scoprire che daini e fagiani (introdotti dai romani) non sono originari dell’Italia, così come molti roditori (ratti nella fattispecie) che sono giunti in Europa tramite le navi mercantili. Alcuni animali sono tristemente noti per aver portato malattie letali come la peste che ha letteralmente massacrato la popolazione del vecchio continente nel XIV secolo: tra le conseguenze storiche peggiori nella lista di danni della fauna aliena in Italia ed Europa.

Tra le altre specie introdotte in passato vale la pena ricordare il pesce gatto e la trota iridea, che ora è possibile trovare in numerosi corsi e bacini d’acqua, o ancora i classici pesci rossi. L’ambiente marino, quello lacustre e torrentizio sono in tal senso notevolmente sensibili a questi spostamenti di fauna: il Mediterraneo stesso si sta riempiendo di specie esotiche come il velenoso pesce scorpione (tipico del Pacifico e del Mar Rosso) e non mancano gli invertebrati provenienti soprattutto dall’America che stanno mettendo a rischio la vita e l’habitat di granchi e gamberi nostrani.

Quali sono i danni della fauna aliena in Italia?

L’importanza della biodiversità e perché preservarla dai danni della fauna aliena in Italia

La biodiversità è, citando la Treccani, “la variabilità tra gli organismi viventi all’interno di una singola specie, fra specie diverse e tra ecosistemi” e la sua importanza consiste nel “mantenere l’equilibrio dinamico della biosfera, contribuendo anche a governare i cicli biogeochimici e a stabilizzare il clima”. La perdita di biodiversità può essere dovuta a cause naturali (derivanti da fenomeni catastrofici o di medio-lungo periodo) e antropiche.

I benefici che la biodiversità apporta al mondo sono però il discrimine fondamentale per aiutarci a capire i motivi per cui difenderla e sono suddivisibili in cinque grandi categorie (come stabilite dalla convenzione firmata nel ’92 a Rio de Janeiro dalla Nazioni Unite):

  • Economico: rappresenta una materia prima per agricolture, medicina e industria
  • Ambientale: averne cura per poter usufruire di acqua e aria pulita, disporre di suolo protetto, di controllare agenti patogeni
  • Ecologico: la diversità assicura la perpetuazione delle diverse specie
  • Etico: semplicemente il rispetto di ogni forma di vita
  • Estetico: la bellezza della natura da preservare

La fauna aliena rappresenta una delle minacce ambientali più pericolose per la biodiversità nel mondo. Con le dovute distinzioni, dato che non tutte le specie alloctone hanno effetti invasivi, il danno per la biodiversità si genera allorquando queste provocano alterazioni radicali di fauna, flora e in genere dell’ambiente colonizzato.

In Italia nello specifico, secondo le ultime stime dell’ISPRA (Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale) le specie alloctone stanziate nel territorio risultano essere più di 3300, di cui purtroppo oltre 400 sono ritenute invasive e dannose. Una situazione che ha portato e porta tutt’ora l’ente a impegnarsi, insieme al Ministero dell’Ambiente, in campagne di informazione e azione (contenimento ed eradicazione).

Gli effetti dannosi delle invasioni di fauna alloctona

Le ragioni delle introduzioni più recenti di animali alieni sono di natura per lo più economica. Vale come esempio quella della nutria per la sua pelliccia. In pochi casi i “traslochi” sono stati effettuati per garantire la sopravvivenza di una determinata specie fortemente minacciata nel suo habitat originario. Purtroppo però, nella maggioranza dei casi, hanno comportato conseguenze negative per ambiente e attività economiche, oltre che per la salute di animali e uomo.

A livello economico i danni della fauna aliena in Italia si ripercuotono principalmente su produzioni agricole, su quelle forestali e sulla zootecnia in generale (allevamento ittico compreso). Possono essere animali che si cibano delle coltivazioni o che danneggiano gli alberi (come lo scoiattolo grigio che ha l’abitudine di levare la corteccia), con tutte le conseguenze del caso: perdita di guadagno, costi in crescita per la prevenzione dei danni, ecc.

Le conseguenza dirette verso l’ambiente riguardano principalmente le relazioni con le altre specie presenti in un determinato territorio, il cui ecosistema può essere alterato in sei modi differenti:

 

  • pascolamento
  • predazione
  • competizione
  • introduzione di malattie e parassiti
  • ibridizzazione con fauna autoctona
  • alterazione strutturale delle biocenosi e degli habitat

 

Le problematiche di tipo sanitario nello specifico sono conseguenze gravi delle alterazioni degli ecosistemi. Possono comportare infatti l’introduzione di nuovi patogeni cui le specie autoctone non sono in grado di rispondere a livello biologico e che nel tempo potrebbero costituire un nucleo epidemiologico importante e permanente capace di diffondersi fra diversi esemplari di fauna e in certi casi di infettare anche l’uomo.

Quali sono i danni della fauna aliena in Italia?

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