Tutti quanti conoscono, e molti avranno anche a casa, le tartarughe vendute comunemente in eventi, luna park, mercati ed anche nei negozi di animali. Stiamo parlando della tartarughina che per pochi euro si può portare a casa nella sua vaschetta con la palma in plastica, molto comune ovunque e che spesso viene regalata ai bambini.

Quella tartaruga ha il nome scientifico di Trachemys Scripta e fa parte delle 33 specie di animali invasivi dannosi in Italia secondo la Commissione Europea per l’Ambiente. Probabilmente proprio il suo essere di facile reperibilità, a buon mercato e venduta a persone che non hanno una cultura di partenza su come si gestisce una tartaruga ha portato questo innocuo animaletto (almeno all’apparenza) a finire sulla lista dei cattivi dell’Unione Europea.

Eh già, perché la famosa tartarughina nella vaschetta cresce, come è naturale che sia, e in poco spazio e in pochi centimetri d’acqua non ci sta più, ed allora il possessore decide di abbandonarla in un lago, in un fiume o in uno stagno, e qui iniziano i problemi…

L’Europa interviene sugli animali invasivi dannosi in Italia

Ovviamente le tartarughine sono solo un esempio (ricordiamo che è fondamentale denunciarne il possesso in base al decreto legge 230 in vigore da inizio 2017), ma sono numerosi gli animali ritenuti invasivi e dannosi per la nostra biodiversità ogniqualvolta vengono liberati in natura. Per saperne di più basta consultare il database dell’Unione Europea relativo alle specie invasive globali, nel quale è presente l’elenco con le 100 più dannose al mondo.

In questo elenco sono presenti diversi tipi di animali, alcuni apparentemente innocui e impensabili, come scoiattoli e moscerini.

Il fatto che siano ritenuti dannosi deriva principalmente dal loro essere “estranei” alla fauna locale, in quanto introdotti dall’uomo, e quindi capaci di danneggiare il nuovo habitat.

Dando seguito alla normativa europea, lo stato italiano è necessariamente intervenuto per adeguarsi e ha decretato una serie di sanzioni per i trasgressori, in alcuni casi anche molto salate (dai 1000 ai 50.000 euro). Per alcune specie è stata vietata l’importazione e la commercializzazione allo scopo di prevenire e ridurre gli eventuali danni all’ambiente.

 

animali invasivi dannosi in Italia

 

La minaccia alla biodiversità arriva da lontano

 

È ormai risaputo che la minaccia alla biodiversità arriva da lontano, con animali invasivi dannosi in Italia ma che di autoctono hanno ben poco, non appartengono alla flora e alla fauna originaria del luogo ed anzi possono divenire un bel problema.

In un’epoca in cui è normale muoversi da una parte all’altra del mondo, con l’uomo viaggiano anche gli animali e molti che poi diventano dannosi arrivano nel nostro paese in maniera involontaria, trasportati accidentalmente da un luogo all’altro del globo, come ad esempio particolari alghe che possono essere attaccate agli scafi delle navi oppure ratti ed insetti.

Ci sono poi cause naturali, come potrebbe essere l’aumento delle temperature che fa si che i pesci che prima vivevano solo in determinati luoghi più caldi ora vengano avvistati anche sulle nostre coste.

Se però a questi fenomeni è difficile trovare una soluzione, molto più facile sarebbe eliminare i pericoli che derivano dalle specie alloctone che l’uomo rilascia intenzionalmente in natura.

Pesci per ripopolare i fiumi, scoiattoli, serpenti o uccelli venduti da negozianti a clienti che se ne liberano in natura quando non riescono più ad occuparsene ed altri numerosi esempi possono sembrare gesti banali, ma possono arrivare a mettere a rischio l’ambiente.

Ogni sistema naturale ha infatti il suo equilibrio e l’arrivo di un “ospite esterno” può essere l’elemento che rompe quest’equilibrio:

  • Competizione: Non sempre le specie locali sono in grado di sapersi difendere in modo efficace dalla concorrenza di una specie aliena, soprattutto se si entra in competizione per aspetti primari come lo stesso habitat e lo stesso cibo. Molto spesso infatti le specie che vengono da lontano sono in grado di ambientarsi ed adeguarsi con maggior abilità ai cambiamenti ed alle condizioni ambientali diverse. La competizione con le specie locali possono provocare addirittura la loro scomparsa se si parla di specie già a rischio e non in grado di contrastare l’espansione dei nuovi arrivati.
  • Predazione diretta: se si parlava di equilibrio, sicuramente ne esiste uno tra prede e predatori che da sempre convivono nello stesso habitat, può andare per alcuni periodi a favore delle prede e per altri, di conseguenza, a favore dei predatori, ma si è sempre di fronte ad un equilibrio naturale immutabile che, per esempio, contiene il numero degli uni e degli altri. Se si inserisce un elemento esterno questo equilibrio vacilla e molto spesso viene meno, andando a determinare una nuova situazione che può portare al proliferare incontrollato di una delle specie o all’estinzione di un’altra.
  • Malattie: molto spesso le specie che arrivano da fuori fungono da vettori per malattie, immettendo nell’ambiente delle malattie che gli animali locali non sanno contrastare non essendo tipiche del loro habitat.

Quali sono le specie invasive che hanno avuto impatto maggiore sulla biodiversità italiana?

 

Quando si parla di biosfera a rischio non si pensi soltanto ad animali cattivi, l’esempio delle tartarughine è lampante. Gli animali che spesso mettono più a rischio e creano i più gravi danni nella nostra nazione sono quelli che meno ci aspetteremmo. Vediamo i più comuni animali invasivi dannosi in Italia:

  • Il calabrone asiatico
  • Lo scoiattolo grigio
  • La nutria
  • Il moscerino dei piccoli frutti

Il calabrone asiatico

Come suggerisce il nome è originario del continente asiatico , dove vive in Indonesia, Cina e Giava ma dal 2005 ha iniziato ad essere avvistato anche nel sud della Francia, sicuramente introdotto dall’uomo forse in maniera involontaria, da dove si è poi esteso anche al Portogallo, alla Spagna ed anche all’Italia, dove viene avvistato a partire dal 2012.

Il calabrone asiatico è un temibile cacciatore ed ha la sua preda preferita nelle api da miele europee.

Queste, a differenza delle cugine asiatiche, trovatisi di fronte questo insolito predatore, non hanno evoluto dei sistemi di difesa validi ed oggi ne sono completamente minacciate. Con l’evoluzione infatti le api asiatiche hanno imparato a fronteggiare il calabrone: quando un alveare viene attaccato, le api asiatiche infatti attuano un’efficace strategia di difesa sviluppata in millenni di coevoluzione: molti individui si avvinghiano a un singolo calabrone agitando velocemente i muscoli alari, in modo da riscaldarlo fino a “cuocerlo” letteralmente.

Le api europee invece non hanno ancora sviluppato metodi di difesa e bastano pochi calabroni asiatici per devastare in pochi secondo un intero alveare. Anche per l’importanza che rivestono le api nel nostro ecosistema il calabrone asiatico è ritenuto uno degli animali invasivi dannosi in Italia più pericoloso.

Lo scoiattolo grigio

Dal Nord America sta colonizzando i boschi dell’Europa una nuova specie: si tratta dello scoiattolo grigio nordamericano, venduto prima nei negozi di animali ma arrivato infine a popolare i boschi, dove la convivenza col cugino europeo non è del tutto pacifica.

Le prime popolazioni furono avvistate in Piemonte a metà del secolo scorso ed ora è diffuso in almeno 6 regioni dell’Italia settentrionale.

Più grande degli scoiattoli rossi italiani che abitano le Alpi e più veloce a procurarsi il cibo, lo scoiattolo grigio si sta sostituendo al cugino italiano, uno dei simboli delle nostre montagne, causandone l’estinzione nelle aree dove le due popolazioni si sovrappongono: anche per questo è stato inserito nell’elenco dei 100 animali invasivi più dannosi al mondo.

La sua presenza non incide solo sulla sopravvivenza della specie autoctona di scoiattolo ma anche sull’attività umana: con il crescere della sua presenza sono aumentati anche i danni all’agricoltura. Soprattutto nella zona del Piemonte moltissimi sono i danni alle coltivazioni di nocciole ed,in generale, lo scoiattolo grigio ha un maggiore impatto sull’habitat forestale perché tende a scortecciare gli alberi lasciandoli esposti a funghi e insetti.

 

animali invasivi dannosi in Italia

 

La nutria

Era di gran moda agli inizi del secolo scorso la pelliccia di castorino, altro nome della nutria, e dopo averla cacciata in Sud America, suo continente di origine, si scelse la via dell’allevamento intensivo in Europa.

Alcuni animali liberati o riusciti a fuggire dagli allevamenti si riprodussero adattandosi al nuovo ambiente ed oggi la nutria è presente in tutta Europa fino alla Scandinavia, ma anche in Asia Minore, Caucaso e Giappone. Anche la nutria è stata inserita nell’elenco delle 100 tra le specie invasive più dannose al mondo stilato dall’Unione Internazionale per la Conservazione della Natura (IUCN).

Famosa perché le sue tane sui fianchi dei fiumi indeboliscono gli argini, tra gli altri effetti indesiderati della  presenza della nutria c’è anche la drastica diminuzione delle piante acquatiche che fungono da riparo ad altre specie viventi e i danni causati all’agricoltura, sempre in numero maggiore. In Italia è una specie ormai largamente diffusa in tutto il centro nord e specialmente in pianura padana. Al sud invece le popolazioni sono più localizzate ma sempre più consistenti ed anche in Sicilia e Sardegna.

Il moscerino dei piccoli frutti

Un insetto minuscolo che può provocare danni enormi: è il moscerino dei piccoli frutti, originario del sud est asiatico, da lì arrivato in Europa, tramite il Nord America, dove è apparso la prima volta nel 2009.

Grazie alle sue capacità di adattamento il moscerino dei piccoli frutti è in costante crescita: attacca ogni tipo di pianta, sia coltivata che selvatica, prediligendo i frutti dalla buccia sottile come ciliegio, pesco, susino, albicocco, mirtillo, lampone, mora, fragola, ma anche kiwi, cachi, fichi e uva.

Di conseguenza i danni per il comparto agricolo sono notevoli.

Su grandi distanze la propagazione avviene attraverso la frutta infestata. Già pochi esemplari sono sufficienti, entro pochissimo tempo e con condizioni climatiche favorevoli a determinare elevate densità di popolazione. Regioni frutticole confinanti possono quindi venir colonizzate anche attraverso la proliferazione naturale. In Italia è diffuso principalmente al nord, soprattutto in Trentino ed in Veneto.

Come contrastare il fenomeno?

Norme e leggi sull’argomento come abbiamo visto sono ormai presenti ed anzi sono state addirittura inasprite ed aggiornate aggiungendo specie che costituiscono una nuova minaccia. Come abbiamo visto l’Unione Europea ne pubblica un database aggiornato e vige il divieto di introdurle nei paesi europei.

Il rischio maggiore però per evitare gli impatti negativi che non sono solo di tipo ecologico è la prevenzione di nuove introduzioni da parte di quelle persone che sono già in possesso di queste specie.

Occorre informare i cittadini sugli effetti causati dalla diffusione incontrollata di animali invasivi dannosi in Italia creando una coscienza del problema ed educandoli a usare gli strumenti possibili per intervenire: agendo con tempismo per esempio è possibile spostare in strutture idonee dei nuclei di animali alloctoni prima che si riproducano e invadano un certo territorio.

Esistono dei nuclei di operatori qualificati che fanno capo a province e regioni che si occupano della gestione degli animali selvatici e che possono assumere anche questo compito.

Quanti e quali sono gli animali invasivi dannosi in italia?

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